ENI rimanga a Ravenna, ma non per estrarre altro gas

E’ di mercoledì 17 gennaio la notizia che riporta la conferma di un ingente investimento che ENI dedicherà al distretto ravennate, già annunciato nell’aprile dello scorso anno.

Si tratta di 2 miliardi di euro, per il periodo 2017-2020, destinati in maniera prevalente ad un incremento dei volumi di gas estratti dal sottosuolo nel medio e alto Adriatico, portando la produzione di energia dagli attuali 53 “mila barili di petrolio equivalente” a 120 mila (1 BEP corrisponde a circa 1,67 MWh).

All’investimento seguirà inevitabilmente un’ intensificazione delle attività di prospezione nei nostri mari, pertanto nuove richieste per il rilascio dei permessi di ricerca. Visto la condizione delicata di alcune aree della nostra costa, in cui una futura attività di coltivazione di idrocarburi potrebbe apportare importanti stress, il torniamo a chiedere al Comune di Ravenna di dare eco a tutte le richieste e le concessioni che saranno pervenute al Ministero, così da mantenere alta l’attenzione ed il monitoraggio delle attività della società sul territorio. Parallelamente, ENI fa riferimento ad una canalizzazione degli investimenti anche verso il decommissioning di alcune piattaforme ed “esperimenti” per produrre energia eolica e solare.

“Siamo ben consapevoli che i colossi dell’energia fossile, sono gli stessi che piloteranno la transizione verso fonti energetiche alternative, ma siamo oltretutto consapevoli di come non esista una chiara volontà di fare investimenti seri in questo senso”.

Un raddoppio dell’ approvvigionamento energetico da fonti fossili a carico del nostro territorio e del pianeta, ad oggi non è più sostenibile ed i nostri amministratori dovrebbero farlo presente alla società. Basta vedere quanto sta accadendo in Europa, in cui l’European Green Party sta avviando politiche di “Fossil Fuel Divestment”, che ha prodotto perdite di investimenti pari a 8,77 miliardi di euro nel 2015. Oltre alle pressioni promosse nel mondo attraverso gli accordi sul clima.
E’ una scelta non solo deleteria per quanto riguarda gli effetti sui cambiamenti climatici, ma anche per l’azienda stessa e tutto il comparto dell’oil and gas, che se non avrà il coraggio di rinnovarsi sarà destinato a fallire.

“Infine, ci auguriamo che esperienze come quelle vissute a carico della località di Lido di Dante, in cui l’estrazione sottocosta ha contribuito ingentemente all’abbassamento del suolo, diventino un monito di riflessione e di discussione delle scelte di ENI sul territorio ravennate”.