L’Europa che vogliamo

Anche noi aderiamo al presidio promosso dalla Rete Città in Comune, contro i decreti Minniti-Orlando del Governo Gentiloni per lo scorso 8 aprile, in Piazza Einaudi a Ravenna.

Il Decreto a cui si fa particolare riferimento, è quello in materia di immigrazione. Nel merito gli art dall’1 al 5, che prevederanno l’istituzione di tribunali particolareggiati a trattare con i rifugiati, venendo meno a quanto riportato all’art 3 della nostra Costituzione (principio fondamentale di uguaglianza). Dal Decreto Sicurezza, emerge invece, che verranno previste ingenti sanzioni a quei soggetti senza dimora, o ai migranti senza permesso o con permessi irregolari, senza contestualizzare la loro condizione di vita. Si viene così a creare una situazione di passaggio da un concetto di “lotta alla povertà” a “lotta ai poveri”, quindi aggravando la condizione di vita di soggetti svantaggiati, senza apportare alcun tipo di utilità concreta alla lotta alla criminalità.

Riteniamo che l’approvazione di questa iniziativa sia un passo indietro dal punto di vista umano, per il Paese e per l’Europa. Una deriva da parte di quella che ancora si definisce sinistra, motivata semplicemente da una ricerca di consensi populisti.

Legambiente propone un’Europa dei Popoli, un’Europa democratica e dei diritti  “a partire dalla sua azione associativa per la costruzione di una società diversa, lo fa  sul tema dei migranti, contrapponendo all’idea di un’Europa fortezza chiusa su se stessa, quella di un’unione di Stati giusti, solidali, accoglienti, proiettata culturalmente anche verso l’altra sponda del Mediterraneo, che veda nella diversità culturale un valore e nella difesa dei diritti umani un dovere imprescindibile e non negoziabile”.

Pertanto, qualora questi diritti dovessero venir minacciati, è importante che l’associazione prenda posizione e si accodi a quelle realtà con le quali ne condivide i principi.

A questo proposito, è bene anche ricordare quelle che sono state le parole di Alex Langer, personaggio di riferimento per l’associazione, all’interno di “Tentativo i decalogo per la convivenza interetnica”: “nelle nostre società deve essere possibile una realtà aperta a più comunità, non esclusiva, nella quale si riconosceranno soprattutto i figli di immigrati, i figli di famiglie miste, le persone di formazione più pluralista e cosmopolita”. (…) “La convivenza plurietnica, pluriculturale, plurireligiosa, plurilingue, plurinazionale appartiene e sempre più apparterrà, alla normalità, non all’eccezione”. (…) “In simili società è molto importante che qualcuno si dedichi all’esplorazione e al superamento dei confini, attività che magari in situazioni di conflitto somiglierà al contrabbando, ma è decisiva per ammorbidire le rigidità, relativizzare le frontiere, favorire l’integrazione”.

Non si può costruire un’Europa democratica e dei diritti, se si viene giudicati senza esserlo veramente (eliminazione del “terzo grado”), coi rimpatri facili (attraverso l’istituzione di 20 nuovi CPR finanziati da 19 milioni l’anno), con le sanzioni amministrative, quindi tutte quelle procedure che accentuano e sottolineano le disparità, ledendo ad ogni sudato tentativo di integrazione.

Ribadiamo ancora una volta, la totale contrarietà a questa presa di posizione da parte del Governo Gentiloni, che lede fortemente ai diritti UMANI (e non di nazionalità) con l’unico fine di acquisire consensi da parte dei populismi e fingendo di apportare soluzioni al “problema” della sicurezza urbana, tentando di proporre risposte ai deliri paranoici fomentati da una cattiva informazione e dalla faziosità dei media.