Rinnovabili e paesaggio, Legambiente: “Fondamentale agire secondo i tempi della crisi climatica”

L’associazione risponde alle considerazioni di Andrea Gnassi: “Rallentare le rinnovabili significa dar spazio a fonti fossili e nucleare”
Per difendere il paesaggio dalle conseguenze del cambiamento climatico, da tempo il mondo scientifico indica in modo unanime la necessità di passare, in tempi brevissimi, da una società fossile, ovvero che soddisfa il proprio fabbisogno energetico con la combustione di sostanze fossili come il petrolio, ad una società decarbonizzata, cioè che sfrutta solamente energia prodotta da fonti rinnovabili, in primis da fotovoltaico ed eolico.
In questo scenario, Legambiente ha letto con sorpresa le parole con le quali Andrea Gnassi, ex sindaco di Rimini, ha espresso pubblicamente le proprie preoccupazioni per il paesaggio dell’Emilia-Romagna: la posizione di Gnassi, sostanzialmente di opposizione agli impianti a fonti rinnovabili, è stata pubblicata proprio mentre la Regione sta per pubblicare la propria legge “Aree Idonee” che si occuperà di definire i criteri per la scelta dei luoghi nei quali gli impianti rinnovabili si possono realizzare.
“La Regione Emilia-Romagna, con la delibera di Giunta 581/2022 relativa al ‘Percorso per la Neutralità Carbonica prima del 2050’ ha dichiarato di voler identificare, settore per settore, le migliori politiche e azioni da mettere in atto per raggiungere gli obiettivi affermati nel Patto per il Lavoro e per il Clima, ovvero passare al 100% di soddisfacimento dei propri consumi energetici con energia rinnovabile entro il 2035”, ricorda Legambiente. “La delibera prevede la definizione di obiettivi intermedi da raggiungere a livello regionale, sia complessivamente sia per ciascun ambito settoriale.”
Scorrendo le statistiche pubblicate da Terna per l’anno 2023, si nota che l’Emilia-Romagna è il fanalino di coda rispetto a tutte le altre regioni per l’incidenza di energia prodotta da fonti rinnovabili: a fronte di un fabbisogno di 28 TWh, solo 3,8 TWh (ovvero il 13,5%) sono state prodotti da fonti rinnovabili.
Sarebbe opportuno ricordare che il paesaggio è, e sarà in misura sempre maggiore, una delle principali vittime del cambiamento climatico: lo scioglimento dei ghiacciai sulle Alpi sta modificando inevitabilmente l’aspetto della principale catena montuosa italiana, così come, senza andare troppo lontano da Rimini, le alluvioni del 2023 e 2024 hanno modificato drammaticamente la morfologia del nostro Appennino”, evidenzia l’associazione. “Eppure, nonostante gli effetti del cambiamento climatico siano sotto gli occhi di tutti, assistiamo alla continua opposizione di politici e amministratori locali al processo di decarbonizzazione che richiede anche la produzione di energia da rinnovabili sul territorio regionale. Pannelli fotovoltaici e impianti eolici continuano ad essere identificati come ‘madre di tutti i mali’, quando invece si tratta della soluzione più efficace per evitare un peggioramento del riscaldamento globale e quindi l’ulteriore compromissione del nostro territorio.”
 
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