Trivelle, blitz a Ravenna all’incontro dell’Oil and Gas

“Appuntamento anacronistico; per il clima e per tutelare i posti di lavoro è necessaria una politica di riconversione del sistema energetico nazionale”

Il nostro blitz martedì 5 febbraio a Ravenna all’incontro organizzato dal sindaco e presidente della Provincia di Ravenna Michele De Pascale, dove i nostri volontari si sono presentati per esprimere la loro ferma contrarietà alle ragioni dell’appuntamento. Un incontro pubblico, organizzato in uno dei centri dell’industria estrattiva nazionale, a cui erano stati invitati “tutti coloro che a qualsiasi titolo fanno parte del comparto delle estrazioni per condividere, coordinare e programmare le azioni da intraprendere a sostegno del settore delle estrazioni e dei lavoratori”. Punto centrale dell’iniziativa i danni che verrebbero provocati al settore dall’emendamento 11.0.43, inserito nel Ddl semplificazioni, che genera una sospensione di 18 mesi ad alcune delle attività di estrazione.

Diverso nostro punto di vista secondo cui il summit è totalmente anacronistico, perché la priorità su cui si deve concentrare la politica è la decarbonizzazione dell’economia, con il taglio dei 16 miliardi di euro di sussidi annuali alle fonti fossili e la riconversione del settore energetico. Ribadiamo la necessità che il governo presenti al più presto un piano energetico nazionale per il clima e l’energia, che definisca un percorso ambizioso e concreto, e sottolinea la necessità che anche le Regioni e i Comuni interessati dalle attività estrattive si impegnino nella richiesta di un cambio di rotta. La strada da percorrere per tutelare davvero i lavoratori dell’industria oil and gas e dell’indotto è la riconversione del settore nelle fonti rinnovabili.

“Riorganizzare il comparto – dichiara il presidente di Legambiente Emilia Romagna, Lorenzo Frattini – significa anche andare a vedere quanti soldi vengono regalati alle compagnie che estraggono idrocarburi. Al centro del sistema energetico del nostro Paese vige ancora una dittatura delle fonti fossili da cui è urgentissimo uscire per arrestare i cambiamenti climatici, ma anche per ridurre e combattere l’inquinamento atmosferico e migliorare la qualità di vita dei cittadini. Il governo deve avere il coraggio di imprimere una svolta alla politica energetica nazionale”.

In Emilia Romagna, nel 2017, per una produzione regionale di idrocarburi pari a 18.352 tonnellate di petrolio e 1.819 milioni di Smc di gas, sono stati versati come royalties, tra Regione e Comuni, circa 3,7 milioni di euro. In base alle soglie di esenzione stabilite dalla normativa italiana, quell’anno tutto il petrolio estratto e circa il 62,9% di gas, pari a 1.145 milioni di metri cubi standard sono stati esenti dal pagamento delle royalties da parte delle compagnie petrolifere per un mancato introito stimabile in circa 24.876.493 di euro. Sui 18 Comuni coinvolti dalle attività estrattive, uno soltanto riceve le royalties spettanti. Il 96,7% di quanto estratto tra terra e mare è di ENI, di cui il 61,6% è esente da royalties per un mancato introito per gli enti locali di 16.723.076 di euro.

Ricordiamo che per ridurre in maniera significativa i gravissimi danni che provoca il cambiamento climatico, non solo nei paesi più poveri e vulnerabili ma anche in Europa, è necessario fermare l’aumento della temperatura del pianeta entro 1.5°C. Secondo le stime dell’Agenzia europea dell’ambiente, un aumento della temperatura globale di 2°C comporterebbe costi fino a 120 miliardi all’anno e se si raggiungessero 3°C il costo annuo sarebbe addirittura di 200 miliardi.